Le applicazioni offerte dall’Ingegneria naturalistica nei paesi del Centro e nel Sud America sono al centro di una ricerca a cura del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI), in collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica (AIPIN-Efib), con la responsabilitá scientifica e supervisione di Federico Preti, docente di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali, pubblicata sulla rivista “Sustainability”. Lo studio fiorentino ha preso in esame 31 casi in Messico, Nicaragua, Guatemala, Colombia, Ecuador e Brasile e ha valutato il potenziale di queste misure appropriate e sostenibili per le problematiche legate all’erosione, alla stabilizzazione ed al consolidamento lungo pendii e sponde fluviali.
La ricerca si è tradotta nell’analisi dei fattori a favore di tali soluzioni e degli ostacoli per la loro applicazione. Tra i vantaggi rientrano l'adeguatezza, la sostenibilità e l'economicità delle tecniche, oltre agli aspetti biotecnici: nel Centro e nel Sud America sono disponibili varie specie di piante con caratteristiche importanti per l’Ingegneria Naturalistica. Le maggiori difficoltà sono rappresentate invece dalla mancanza di lavoro qualificato ed alla difficoltà di accesso nelle aree rurali.
Per superare le principali criticità lo studio avanza alcune proposte: sviluppare competenze adeguate nel settore attraverso laboratori o cantieri didattici; supportare il processo partecipativo riguardo a ciascun progetto per promuovere la conoscenza sulle applicazioni offerte dall’Ingegneria Naturalistica; ricorrere massicciamente a tali soluzioni di questo ramo dell’ingegneria civile per la mitigazione del rischio idrogeologico.
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